Acufeni


L’acufene o “tinnitus” è quella sensazione uditiva riferita come ronzio, fischio, sibilo, battito, ecc., che non proviene da una fonte esterna e che, nella maggior parte dei casi, viene avvertita solo dal soggetto (acufene soggettivo, o “acufene propriamente detto”); in alcuni casi può essere avvertito anche dall’esterno (acufene oggettivo, o “somato-sound”).

Attualmente sono numerosi i soggetti affetti da acufeni e la risposta individuale a tale disturbo è molto diversificata: alcuni riferiscono il loro sintomo in modo allarmante e sono sempre alla ricerca di una cura risolutiva; altri si sono bene adattati a convivere con il proprio acufene, tanto che solo un interrogatorio, a volte approfondito, ne rivela la presenza.

QUANTE PERSONE SOFFRONO DI ACUFENI?

L’incidenza del sintomo acufene è piuttosto rilevante. Si calcola che esso interessi circa il 10-14 % della popolazione mondiale.

Negli Stati Uniti circa 10 milioni di persone sono affette da acufeni e tra questi, circa un milione soffre di acufeni gravemente debilitanti.

E’ stata riscontrata una maggiore prevalenza nella popolazione con un’età superiore ai 65 anni; il sintomo presenta una certa prevalenza nel sesso maschile rispetto a quello femminile; nella maggioranza dei soggetti viene avvertito in entrambe le orecchie o al centro della testa.

QUALI SONO LE POSSIBILI CAUSE?

L’origine degli acufeni è di difficile definizione. Le difficoltà derivano principalmente dal fatto che gli acufeni costituiscono un “ sintomo e non una malattia” e tuttora non è possibile una valutazione attendibile.  Va considerato, inoltre, che esiste un forte impatto tra percezione dell’acufene ed effetti sul sistema nervoso centrale, in particolare riguardo all’influenza sulle aree emozionali (comparsa di stress, irritabilità, reazioni emotive al suono), che si traduce in alcuni importanti aspetti di psicoacustica, come la persistenza nel tempo della percezione dell’acufene e la resistenza al suo mascheramento.

Tra le varie possibili cause individuate sono comprese le affezioni dell’orecchio esterno, come un banale tappo di cerume; patologie dell’orecchio medio, come otiti catarrali acute e croniche, otosclerosi stapedio-ovalare, o patologie più rare come fistole artero-venose, tumori glomici, problemi muscolari (mioclono dello stapedio, mioclono palatale, tuba d’Eustachio beante). L’acufene di origine neurosensoriale può essere causato da patologie del recettore periferico (orecchio interno), delle vie e dei centri uditivi o di entrambi i sistemi. Le affezioni della coclea e del nervo acustico sono causate principalmente da patologie vascolari, esposizione a rumore (ipoacusia da trauma acustico cronico), farmaci, età (presbiacusia), malattie degenerative (labirintopatie tossiche, Malattia di Menière), dismetaboliche e neoplastiche (neurinoma del nervo VIII), malattie autoimmuni.

Le affezioni delle vie, dei nuclei e delle aree uditive centrali sono in genere causate da malattie vascolari, da patologia degenerativa ed espansiva del tronco encefalico e del sistema nervoso centrale.

Altre cause ipotizzate, ma non ben accertate, non interessano l’apparato uditivo, ma sono rappresentate da diverse affezioni, quali: disordini dell’articolazione temporo-mandibolare; malformazioni vascolari; fistole artero-venose; lesioni arteriosclerotiche dei tronchi sovraortici; patologie a livello del rachide cervicale; disfunzioni tiroidee; anemie; epatopatie croniche; ipercolesterolemia; ipertensione arteriosa; diabete mellito. In una consistente percentuale di casi, inoltre, non è possibile individuare alcuna causa evidente; quindi molti soggetti che soffrono di acufeni hanno un buon udito e non sono affetti da patologie individuabili. In questi casi si parla di “acufene soggettivo idiopatico”, vale a dire, da causa sconosciuta.

In considerazione delle difficoltà, in molti casi, di individuare una sicura origine dell’acufene, soprattutto negli ultimi anni, si è data molta importanza alla sua percezione a livello della corteccia uditiva. Si deve al Prof. P.J.Jastreboff, dell’Università del Maryland, lo sviluppo del “modello neurofisiologico” degli acufeni, che si basa sulla plasticità cerebrale e sulle connessioni tra il sistema uditivo ed aree del cervello come il sistema limbico e il sistema nervoso autonomo.

Questo modello si basa sul fisiologico meccanismo di percezione di qualunque stimolo sonoro, che può provenire dall’esterno o anche dall’interno del nostro corpo. Prima di raggiungere la corteccia cerebrale, qualunque messaggio è captato e valutato ad un livello sub-corticale non cosciente. Se un’informazione è classificata come sufficientemente importante, può raggiungere il livello corticale, dove avviene la percezione conscia delle informazioni.; invece, se essa è ritenuta non sufficientemente importante, è rifiutata. Per esempio, quando parliamo con qualcuno in un ambiente affollato e con intenso rumore di fondo, possiamo focalizzare l’attenzione solo sul nostro interlocutore ed ignorare il rumore circostante, anche se questo ha un’intensità maggiore. Il nostro cervello, quindi, è capace di scegliere messaggi importanti ed ignorare quelli che non lo sono, senza che noi ce ne rendiamo conto; inoltre, le connessioni che presenta il sistema uditivo centrale con altri centri nervosi (sistema limbico, formazione reticolare), mettono in relazione l’udito con lo stato emotivo e l’apprendimento. Qualsiasi stimolo sonoro, prima di essere inviato al cervello assume una carica emotiva che può variare nel tempo in funzione del nostro stato d’animo e del contesto nel quale lo percepiamo; pertanto esistono suoni in grado di evocare una sensazione gradevole (ad esempio una melodia, una risata) e suoni in grado di irritare o creare ansia.

Nel caso dell’acufene, uno sbilanciamento dell’attività neurale nel sistema uditivo, più frequentemente correlato ad un danno dell’orecchio interno, è captato dai recettori uditivi periferici ed, essendo un segnale nuovo, è amplificato dai centri sub-corticali, trasferito alla corteccia uditiva, percepito come «suono-acufene» e successivamente valutato. Nella maggior parte dei casi la presenza continua dell’acufene determina un’abitudine di reazione al segnale: anche se la percezione è ancora possibile, vi è scarso o assente fastidio; questa situazione è tipica dei bambini o di adulti che considerano l’acufene come un evento naturale che non li disturba. In una minore percentuale di casi, le convinzioni, generalmente infondate, riguardo alla gravità di una lesione che ha generato l’acufene (tumore cerebrale, trombosi cerebrale..), così come l’evoluzione del sintomo (durerà per tutta la vita, diventerà più intenso, diventerò pazzo), inducono una sintonizzazione delle reti neurali a percepire il segnale-acufene; conseguentemente, questo aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico (paura, ansia) e la reazione del sistema nervoso autonomo, aumentando così il fastidio.